Che bello.
Che bello vedere una giovane compagnia teatrale mettere in scena uno spettacolo inusuale, ma molto gradevole, con l’entusiasmo di chi recita insieme per la prima volta, ma, allo stesso tempo, con l’affiatamento tipico delle compagnie già consolidate.
Facile parlare bene di un pilastro del teatro italiano come Umberto Orsini, come ho fatto nel mio precedente articolo, più difficile o, meglio, meno scontato farlo parlando della messinscena di un giovane regista ancora poco conosciuto (spero non per molto).
Lo spettacolo in questione, che qualche giorno fa ha calcato il palco del Teatro Oscar di Milano in occasione della rassegna Jeune Théâtre Européen, è 48 ore A/R, diretto da Vincenzo Paladino.
Liberamente ispirato dall’opera di Luigi Pirandello Lumìe di Sicilia, 48 ore A/R racconta il viaggio intrapreso da Micuccio Bonavino, semplice ragazzo della provincia di Messina, per ricongiungersi con la sua amata Teresina, l’amica di infanzia che aveva tanto aiutato quando era rimasta orfana di padre.
Micuccio bussa alla porta di Teresina, avendo nel cuore la fanciulla dolce e innamorata con cui giocava nel sottotetto della sua casa, la ragazzina povera che affrontava ogni difficoltà della vita danzando con il sorriso. Il ballo per lei era tutto e avrebbe senz’altro eccelso, l’amico lo sapeva, se solo avesse potuto studiare.
Così Micuccio, che aveva un modesto impiego come suonatore di flauto nella banda del paese, aveva investito tutto quello che possedeva, incluso un piccolo terreno lasciato in eredità dallo zio, pur di mandare Teresina a studiare.
Di strada la ragazza ne aveva fatta e aveva danzato nei teatri di tutta Italia: Micuccio era informato dei suoi successi attraverso la madre di lei, zia Marta, che lo aggiornava periodicamente con delle telefonate, alla fine delle quali Teresina, che ora si faceva chiamare solo “Sina”, aggiungeva di tanto in tanto qualche parola, a semplice conferma di quanto già detto dalla madre.
Ora lui è pronto a rincontrarla e, magari, sposarla, avendo fatto lei carriera.
Ma ad aprirgli la porta non sono né Teresina né zia Marta: in casa Micuccio trova solo l’austero Ferdinando, il maggiordomo, e la simpatica Dorina, la cameriera. Le signore sono fuori e rientreranno solo per la festa che terranno in casa la sera stessa.
Ai due Micuccio racconta la storia del suo passato con Teresina, in parte attraverso la voce di Riccardo Italiano, che interpreta con grinta e garbo il protagonista, in parte attraverso Fabrizio Kofler, Ferdinando e calda voce narrante di tutta la messinscena, in parte attraverso la deliziosa, fresca e allegra danza di Micuccio e Teresina dietro al velo che separa il palcoscenico e, metaforicamente, il presente dal passato.
I due domestici cercano di far comprendere al povero ragazzo che la signora Sina, ormai, non è più la ragazza acqua e sapone di una volta, quanto piuttosto una donna di successo che si cura solo della sua carriera; ma lui preferisce non capire. Almeno fino a quando non si trova costretto ad aprire gli occhi, per la prima volta, trovandosi di fronte la madre di lei (Luisella Pescatori), una zia Marta che non ha nulla a che vedere con la signora ancorata ai sani principi che si può immaginare dall’opera pirandelliana o che si vede nel film di Silverio Blasi, ma, piuttosto, una zia Marta che si è perfettamente integrata con il nuovo stile di vita della figlia, a dispetto di quel che dice. A contraddirla, un seducente abito in pizzo nero, i tacchi a spillo e un arrivo scenografico, accompagnato da una camminata spavalda e dalla voce sicura con cui intona una famosa canzone siciliana, che poco prima era stata ballata dai Teresina e Micuccio di un tempo, dietro al velo.
Ma il buon Micuccio si risveglia definitivamente dal suo sonno ingenuo quando entra nella stanza Sina, una splendida Caterina Campo che, dopo aver interpretato la goffa simpatia di Dorina e incantato gli spettatori muovendo i passi danzati della dolce e fresca Teresina, seduce gli sguardi mentre accoglie con freddo e distaccato fascino Micuccio.
Crolla il mondo, crollano i sogni, le speranze, i ricordi addosso al ragazzo siciliano che aveva fatto tutta quella strada solo per vedere la sua Teresina.
La sua Teresina non c’è più, se n’è andata quando sono arrivati i soldi, il successo, la fama, i tanti corteggiatori. E a Micuccio non resta che accettare la realtà, non senza rabbia, e ripartire, dopo un viaggio durato appena 48 ore, tra andata e ritorno.
Nel cuore di Micuccio ora ci sono solo l’agrodolce ricordo di innocenti danze nella soffitta di casa, il ricordo di un’amicizia pura, di un amore che profumava e che aveva lo stesso profumo delle arance e delle lumìe di Sicilia.
SCHEDA SPETTACOLO
48 ore A/R
da Luigi Pirandello
adattamento e regia Vincenzo Paladino
con Caterina Campo, Riccardo Italiano, Fabrizio Kofler, Luisella Pescatori
scene Caterina Campo
produzione Studio Novecento
Foto di scena tratte da Repubblica online
Qualcuno di voi, lettori e lettrici, ha visto lo spettacolo? Che cosa ne pensate?
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