Parlare di Parigi mi fa pensare anche ad altre due cose che esulano dal mio ultimo viaggio, ma che mi fanno e mi hanno fatto sognare.
La prima è un libro (per la seconda… leggete il prossimo articolo!).
Si intitola “Una piccola libreria a Parigi”, di Nina George, pluripremiata scrittrice e giornalista tedesca contemporanea.
In realtà, il clou del libro non si svolge né in una libreria né a Parigi. Si svolge su di una libreria, dato che è galleggiante, e solo in parte a Parigi.
Come spesso accade, infatti, la traduzione italiana non c’entra niente con il titolo originale tedesco, traducibile con: “La stanza lavanda”, reale leit motiv della storia.
Parigi è solo una delle scenografie davanti alle quali si snoda la vita del protagonista, tra avvenimenti in diretta e flash back. Ma probabilmente la casa editrice conosce uno dei talloni di Achille di molte lettrici del Bel Paese… e, infatti, ci sono cascata. Almeno la copertina è color lavanda.
Comunque sia, non ne sono rimasta affatto delusa, anzi. Era esattamente quello di cui avevo bisogno: un libro facile, ma che desse gli strumenti giusti per riflettere sull’esistente, sognare ciò che ancora non esiste, ridere, commuoversi… il tutto da consumare sotto un ombrellone siciliano, dopo un lungo digiuno forzato da qualsiasi tipo di lettura. Ci siamo capiti.
Dicevo, la capitale francese è solo una della scenografie. Le altre si snodano tra Parigi e la Provenza… via acqua. Sissignore.
Ve lo racconto (senza svelarvi il finale, ovviamente).
Il protagonista è il parigino Jean Perdu, proprietario di una barca-libreria ormeggiata sulla Senna e chiamata ‘La Farmacia Letteraria’. Monsieur Perdu ha infatti un libro-farmaco per ogni occasione, per ogni desiderio o stato d’animo. Con i libri si nutre, si cura e con i libri convive, sostanzialmente, visto che ha deciso di non avere nessuno al suo fianco, da quando la sua amata l’ha abbandonato per ritornare in Provenza, ventun anni prima. Da allora, ogni cosa che ricorda lei vive congelata nella cosiddetta ‘stanza lavanda’, per il colore delle sue pareti, luogo in cui avevano consumato il loro amore e la loro immensa complicità. Il giorno dell’abbandono, la sua Manon l’aveva lasciato nel silenzio di un mattino ancora addormentato, poggiando sul tavolo una lettera, dentro la quale Jean non si aspettava di trovare niente di più delle solite, banali scuse femminili. Pertanto, trova la voglia e, forse, il coraggio di aprirla solo ora, dopo così tanto tempo, davanti agli occhi attenti di noi lettori, costretto da un dolce destino di nome Catherine.
Fin qui sembra una storiella d’amore trita e ritrita. Un bel budino alla vaniglia, direi: giallino, molliccio, dolce, anche troppo, dal sapore ben noto e che, dopo poco, potrebbe stancare.
L’autrice, invece, lo trasforma, tritandolo insieme a delle vicine pettegole e impiccione (déjà vu in altri libri francesi, ma comunque simpatiche), un giovane autore scapestrato, alle prese con il blocco dello scrittore e con la nostalgia di una figura paterna, un marinaio di origini napoletane, con le rotelle non del tutto a posto, un altro (o altra?) personaggio misterioso da assaporare e molto altro, tra cui una scrittura tenera e scorrevole.
Ma il vero ingrediente che, a mio parere, trasforma davvero il racconto è la decisione di Perdu dopo aver aperto la lettera di Manon: levare letteralmente le ancore alla sua Farmacia Letteraria, per navigare Senna, Loira, Rodano e tanti piccoli, ma talvolta insidiosi, canali intermedi, passeggiando di tanto in tanto per i deliziosi paesi in cui si imbatte, fino a proseguire via terra alla scoperta della Provenza.
Un viaggio originale che conduce il lettore a conoscere un volto della Francia poco visto e molto inaspettato.
Dunque, ricapitolando: se siete amanti di libri, barche, viaggi, Francia e, magari, sogni, se siete reduci da un periodo difficile o da una lettura lunga e impegnata e avete bisogno di una fresca pausa (io faccio spesso così), se state per partire per una vacanza rilassante scacciapensieri, il mio consiglio è di sgranocchiare questo dessert fresco e piacevole al palato che mi ha fatto sognare per qualche giorno.
E voi?
L’avete letto o desiderate leggerlo?
Avete altri libri ‘freschi ma piacevoli’ da suggerirci?
Anche voi intervallate libri più impegnativi a libri più leggeri?
Scrivetemelo!
O lasciate un commento qui sotto…
ph: Chiara Monteforte. Una piccola libreria a Parigi.